1 dicembre 2022
Inserito da: Redazione R&CA
Gold sopra 1800 $/oz

Da inizio anno le quotazioni dell'Oro risultano sostanzialmente invariate tenendo conto che alla chiusura del 3 gennaio 2022 il Gold (USD/oz) valeva 1800,85 e la recente chiusura è a 1802,07. Dobbiamo comunque sottolineare che la quotazione risulta inferiore di circa il 14% rispetto al picco toccato l'8 marzo a 2.052,41 USD l'oncia, dopo l’invasione russa in Ucraina del 24 febbraio. Altre le ragioni degli ampi movimenti successivi e della discesa ai minimi di fine settembre a 1600 $/oz; sicuramente l’inasprimento della politica monetaria delle banche centrali, l’aumento negli Stati Uniti dei rendimenti dei Treasury, ma anche di un dollaro in piena rivalutazione. In effetti il rendimento dei Treasury a 2 anni è passato in sei mesi dal 2,5% all’attuale 4,4%; la corsa al rialzo si è comunque sviluppata su tutta la curva dei rendimenti. Il Dollar Index è passato da 96,21 di inizio anno agli attuali 104,80 (+8,9%) dopo un massimo di 114,10 di fine settembre.
Cambio di scenario
La più recente situazione sembra proiettare un contesto di revisione, almeno sul restringimento monetario probabilmente meno aggressivo. Guardando al prossimo anno sembra cambiata anche la prospettiva sul dollaro che fino a pochi mesi fa confermava ancora in trend di rafforzamento, anche se BCE e BoJ avevano iniziato a preoccuparsi per un rapporto contro Euro sotto quota 0,9 che in Giappone il salto sopra i 150 Yen. Il quadro prospettico vede un’economia globale in rallentamento, almeno nella prima parte del 2023, con conseguenti riscontri per rendimenti dei governativi e dollaro; le politiche delle banche centrali saranno comunque predominanti per la direzione dei prezzi dell'oro per tutto il 2023. Secondo le indicazioni già implicite nei prezzi di mercato, le recenti attese trovano un limite superiore del tasso sui FED Funds in primavera e un successivo calo nel secondo semestre 2023, anche se il rischio di un prolungato inasprimento monetario resterà vincolato ai dati macroeconomici, così come la forza relativa del dollaro.
Asset Allocation
Il reinserimento del Gold nei portafogli di investimento vede l’indicazione di alcuni strategist non solo per la sua diversificazione come asset class, ma anche per altre ragioni. La prima vede l’aspetto di copertura nel caso la recessione degli Stati Uniti si rilevasse più pesante delle attese, oggi sembra limitata, soprattutto se anticipata da un forte aumento delle probabilità recessive. Va ricordato che storicamente i prezzi dell'Oro tendono a salire quando i rendimenti obbligazionari, corretti per l'inflazione, scendono, mentre al contrario un dollaro più forte e rendimenti in aumento, guidati da una migliore crescita globale, limitano il rialzo dell'Oro. In una visione di rallentamento economico e di perdita di forza del biglietto verde ci si potrebbe quindi ritrovare in una prospettiva favorevole per la classe dei metalli preziosi. Una delle scelte per posizionare il Gold nei portafogli è quello di utilizzare fondi passivi perfettamente correlati con le quotazioni, ma anche utilizzare azioni del settore minerario maggiormente correlate al Gold, anche se ricordiamo che ogni singolo titolo societario contiene rischi specifici. In questo caso la scelte deve soddisfare almeno due indicazioni: la prima riguarda sicuramente l’utilizzo di fondi a gestione attiva i cui gestori possono dimostrare un’esperienza consolidata; la seconda riguarda il rischio complessivo del portafoglio, gli obiettivi finanziari e l’avversione al rischio dell’investitore.
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Could Investing in Gold Add a New Dimension