La prospettiva di politica fiscale e monetaria più espansiva, in attesa di un vero turn around della crescita, cerca segnali anticipatori negli indici di fiducia e di rilancio del momentum sui dati macro. I recenti report sui prezzi di agosto trovano il tasso di inflazione allo 0,1% a/a al limite della deflazione e i PPI prezzi alla produzione in contrazione a -3% a/a. La produzione industriale si è mossa meglio a +4,5%, dal 3,9% precedente, così come le vendite al retail a +4,6% dal +3% e attese per + 2,6%. Nelle intenzioni del governo cinese rimane l’obiettivo di raddoppiare il GDP entro il 2035 (dal livello 2020), il che implica un aumento annuo ad un tasso composto del 4,6% (CAGR) dal 2023 al 2035. Gli economisti dopo una lunga serie di downgrade ritengono che l’economia, abbandonato il trend di contrazione, stia mostrando timidi segnali di ripresa. Fondamentale la politica incrementale di supporto a guida della ripresa nell’ultimo trimestre d’anno che porterebbe la crescita del GDP per l’intero anno a +4,8% rispetto al 4% previsto a metà anno.
Profitti societari
I profitti delle imprese industriali cinesi sono diminuiti dell’11,7% rispetto all’anno precedente, attestandosi a 4.655,82 miliardi di CNY nei primi otto mesi del 2023, in un contesto di debole domanda interna ed estera e di persistenti pressioni sui margini. Il calo fa seguito al crollo dei profitti del primo trimestre e al calo del 4% nel 2022, con profitti in calo sia nelle imprese statali (-16,5% contro -20,3% in gennaio-luglio) che nel settore privato (-4,6% contro -10,7%). Tra i settori più colpiti, raffinamento e combustibili (-68,9%), petrolio, carbone (-26,3%), fusione e laminazione di metalli ferrosi (-57,1%), prodotti chimici (-51,1%); in apparente sospensione le apparecchiature informatiche, di comunicazione ed elettroniche (-20,6%), i prodotti tessili (-15,0%) e l'estrazione e lavaggio del carbone (-2,4%). L’aspetto positivo è che nel solo mese di agosto i profitti industriali sono aumentati del 17,2% su base annua dopo il calo del 6,7% di luglio.
Strategie di risalita
Gli sforzi degli Stati Uniti e dei paesi allineati nel limitare l'accesso cinese alle tecnologie avanzate hanno messo pressione ai settori ad alta tecnologia in virtù della produttività futura. Gli Stati Uniti hanno rapidamente limitato le esportazioni di chip avanzati verso la Cina, aumentato i controlli degli investimenti cinesi negli Stati Uniti e posto un limite alla ricerca e sviluppo nei settori cinesi più sensibili al tema; Paesi Bassi e Giappone hanno seguito l’esempio delle restrizioni. Questo disaccoppiamento tecnologico sta provocando in Cina la necessità di investimenti delle capacità produttive e di innovazioni a livello nazionale. Sono comunque in atto progressi per altri fattori di crescita a lungo termine come consumi e servizi dedicati alla grande popolazione – mass market - e aggiornamenti della catena di fornitura industriale in piena autosufficienza tecnologica. Sul fronte degli investimenti si torna a privilegiare una strategia polarizzata che bilanci da un lato la crescita nel breve termine dei consumi e dall’altro a posizionarsi nei possibili benefici di una ripresa strutturale attraverso società difensive a crescita più lenta ma sostenibile nel medio-lungo termine.
Mercato azionario
L'indice MSCI China ha visto a settembre un movimento laterale, + 0,2% negli ultimi 30 gg, consolidando la perdita da inizio anno a - 9,22% (MSCI Usa +11,76% ytd, MSCI Italy a + 17,68 ytd), un miglioramento marginale probabilmente derivante dalle indicazioni di intervento politico. Gli investitori attendono un’implementazione delle politiche più coerente al recupero dei listini: come già detto i dati macro in agosto hanno mostrato segni di graduale recupero, indicando che la crescita economica potrebbe aver toccato il fondo. Le analisi degli strategist vedono ancora prudenza a fronte di performance del mercato negative e l’implementazione coerente nelle misure di sostegno in particolare nel mercato immobiliare, variabile che ha molto aumentato la volatilità dei listini cinesi; una più accurata attenzione politica potrebbe fare la differenza spingendo l’indice MSCI China a rivalutarsi rispetto al suo livello attuale di rapporto P/E a termine pari a 9,2x. Le stime inoltre vedono il tasso di cambio USD/CNY orientato a testare livelli ‘scomodi’ a 7,4 entro la fine dell’anno, dato l’ampio differenziale dei tassi di interesse; le previsioni vedono comunque scendere il rapporto a 7,0 - 7,2 dopo la metà del prossimo anno.
Leggi la ricerca selezionata da R&CA cliccando sul seguente link:
Chinese economy