6 ottobre 2022
Inserito da: Redazione R&CA
Dollar Index - DXY

L'invasione russa dell'Ucraina e l'attrito tra Stati Uniti e Cina hanno dominato le tensioni geopolitiche con i mercati finanziari che hanno subìto la realtà rivedendo il modello della globalizzazione. Pandemia e guerra in Ucraina hanno intensificato il dibattito sul reshoring e le nuove alleanze in segno alla resilienza della catena di approvvigionamento, problemi energetici ma anche della sicurezza informatica. A fronte della pandemia sono diverse le tendenze già in atto come digitalizzazione, acquisti online, lavoro a distanza e pagamenti digitali, eppure il conflitto in Ucraina ne sta ora accelerando di nuove compreso l'aumento della spesa per le energie rinnovabili, il tema della sicurezza militare e nuove sfide di efficienza sulle risorse del pianeta. Le strategie di investimento hanno necessità di rivedere l’orientamento su più fronti: cambiamento nelle relazioni geopolitiche, revisione del modello del commercio internazionale e sviluppo economico sostenibile con alla base il tema della transizione energetica. Proprio su questo scenario si pone il tema dei rapporti di cambio; la crisi finanziaria del ‘subprime’ aveva visto la disputa delle “svalutazioni competitive” con al centro una caduta del dollaro Usa inseguita da molte altre valute; FED funds in forte discesa e dollaro debole hanno avvantaggiato le richieste di finanziamento dei paesi emergenti e non solo: tra il 2008 e il 2011 il Dollar Index si manteneva intorno a 73 punti. Oggi la situazione si è completamente ribaltata con una FED molto aggressiva, stime dei FED Funds tra 4,5 e 4,75% ad inizio 2023, e il Dollar Index a 112 punti.
Per la BoJ Yen troppo debole
Considerando il dubbio verso la Banca del Giappone (BoJ) sulla tolleranza per la debolezza dello JPY e, per estensione, al suo impegno per la una politica monetaria estremamente accomodante attuata tramite il controllo della curva di rendimento (YCC) risulta probabile una revisione sulla politica di cambio, anche se non nell’immediato visto che l'attuale governatore centrale giapponese si troverà a fine del mandato nel marzo 2023. È quindi probabile che lo JPY rimanga sugli attuali livelli deboli rispetto al dollaro USA in relazione al peso commerciale tra le due economie, nonostante la netta e significativa debolezza della valuta nipponica. Il JPY NEER (nominal effective exchange rate) ponderato per il commercio è sceso del 20% dall'inizio del 2021, di cui 12 punti percentuali solo da inizio marzo 2022, giusto il 5,5% sopra il suo punto più basso nell'agosto 1998 (serie iniziata nel 1996). Le preoccupazioni che un ‘atterraggio morbido’ negli USA potrebbe ampliare ulteriormente i differenziali di rendimento, con una maggiore difficoltà nel mantenere basso il rendimento in JGB a 10 anni, trova spazio nel consenso di mercato per ulteriori aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense che porterebbe lo spread tra rendimento del JGB a 10 anni a Treasury US 10y da poco meno di 300 bps a fine giugno scorso, a circa 375 bps attuali. L’impegno della BoJ per il YCC non sembra messo in discussione anche se ha provocato una temporanea ma febbrile vendita dello JPY. Da questo scenario sembra nascere l’idea di una discussione per un intervento coordinato con le maggiori banche centrali, qualcosa che sarebbe stato necessario per alterare in modo duraturo la traiettoria del JPY. Un ragionamento parallelo potrebbe essere posto nei confronti dell’Euro soprattutto riguardo al contributo negativo che “l’inflazione importata” sta generando in termini di stress generalizzato sui prezzi all’importazione di energia pagata in Dollari Usa.
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The economic impact of a Russian gas cut-off