24 settembre 2021
Inserito da: Redazione R&CA
Evergrande vs Cina
Nella crisi finanziaria del costruttore immobiliare cinese Evergrande si evidenziano i nodi che il sistema Cina si trascina da tempo, non ultimo il forte aumento dell’indebitamento del paese che secondo diverse fonti risulta addirittura vicino al 300% del GDP, a fronte di tassi di crescita economica in graduale rallentamento. Gli operatori specializzati sul mercato immobiliare cinese avevano avvertito un segnale di rischio; il numero 300 sarebbe anche l’esposizione in miliardi di dollari del colosso immobiliare che ha annunciato la difficoltà nel pagamento di interessi e cedole degli impegni in scadenza nei giorni scorsi. Le conseguenze di un default disordinato sarebbero disastrose per il settore immobiliare e di impatto negativo su quello bancario e finanziario. In una fase di decelerazione economica sotto l’effetto della pandemia, la Cina risulterebbe altamente vulnerabile a fronte di un crollo generalizzato dei prezzi della proprietà, in parte simile alla ‘crisi dei subprime’ degli Stati Uniti del 2008, e alle relative conseguenze. L’esperienza statunitense sta generando una chiara riflessione alle autorità cinesi, sebbene Pechino non sarà disposto ad un salvataggio diretto della società, mentre cercherà di limitare il danno di un completo collasso chiedendo alle banche di rinnovare i prestiti, ristrutturare il pagamento degli interessi imponendo nuovi scarti di garanzia e garantendo ai singoli acquirenti delle abitazioni la massima protezione.
Tre linee rosse
Dopo un incontro dedicato a Pechino nell'agosto 2020, il governo cinese aveva imposto le linee guida ai grandi costruttori immobiliari, definite come ‘Tre Linee Rosse’, a fronte di un contesto di livelli di debito crescenti, aumento continuo dei prezzi di case e terreni e forte espansione delle negoziazioni. Le nuove linee politiche cinesi per il settore immobiliare avrebbero anticipato un'ondata di revisione dei rating del credito per le società immobiliari, aprendo nuove opportunità all’emissione di obbligazioni e spostare il rischio dalle banche agli investitori. Le principali indicazioni riguardavano da un lato il deleveraging forzato, per migliorare la solidità finanziaria del settore immobiliare, e dall’altro l’impegno del governo di ridurre l'accumulo di debito nel settore imponendo una ferma regolamentazione. Infatti l'accesso al finanziamento dei progetti immobiliari è stato aggiornato alla base criteri rigorosi tra: il rapporto tra passività e attività (liability to asset ratio), esclusi gli incassi anticipati, inferiore al 70%, il rapporto di indebitamento netto (net gearing ratio) inferiore al 100% e il rapporto tra liquidità e debito di breve termine (cash to short-term debt ratios) superiore a 1x.
Rischio di ‘hard landing’
Per il governo cinese l'attenzione rimane sugli acquirenti di case, e come conseguenza sui fornitori: sono circa 1,5 milioni le famiglie che hanno versato acconti per case in costruzione da Evergrande. Il messaggio finora è stato chiaro: se Evergrande non può più far fronte ai suoi obblighi, altri costruttori subentreranno nella costruzione di queste abitazioni; il punto è evitare disordini sociali oltre a prevenire una sfiducia su un settore chiave e di grande contributo alla crescita economica complessiva. Il rischio sulla crescita già debole si estenderebbe alle finanze dei governi locali: le aste fondiarie rimangono una fonte importante di entrate per le province ed i comuni cinesi. Per arginare la debolezza degli indicatori di fiducia l’amministrazione centrale ha mostrato una riapertura alla politica espansiva, indicando nuovi investimenti pubblici. Il problema della ripresa economica, amplificato dalle difficoltà di Evergrande, rende quindi ancor più probabile un’accelerazione degli investimenti pubblici, nonostante l'approccio delle autorità alla tolleranza zero del Covid19 che renderà difficile l'eliminazione delle restrizioni alla mobilità. Le borse azionarie cinesi sembrano ostaggio di una volatilità nettamente superiore ai maggiori mercati internazionali, fattore che continua ad influenzare negativamente le performance; negli ultimi tre mesi l’indice MSCI World in val loc è salito del 4,5%, mentre il MCSI China val loc ha perso il 17,8%. Come già indicato in un precedente post, il nervo scoperto cinese è la crescita economica che nel terzo trimestre probabilmente scenderà vicina a zero (cosiddetto hard landing), spostando in avanti una ripresa economica oggi ritenuta essenziale per mantenere in equilibrio produzione industriale, occupazione, consumi e il sistema finanziario.
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Default fears hit China’s property sector, global markets