9 giugno 2023
Inserito da: Redazione R&CA
Valutazioni e diversificazione
Insistono le voci discordanti degli strategist statunitensi rispetto all’asset allocation per il secondo semestre dell’anno. Da un lato la carica verso le società tecnologiche che hanno spinto il Nasdaq Composite (+27,5% YtD) orientato dalle società ritenute più esposte all'intelligenza artificiale, dall’altro la risoluzione del tetto del debito Usa e la ripartenza del dollaro, temi che hanno riportato l’attenzione sul rischio di concentrazione nel mercato azionario e la relativa prospettiva sulla pausa della FED. Le valutazioni azionarie in rialzo si confrontano con stime economiche dipendenti dai tassi bassi precedenti, che nonostante una dimostrazione di resilienza - vedi il mercato del lavoro, trovano oggi i FED funds oltre il 5%, mentre si discute ancora del tasso neutrale in funzione delle dinamiche inflattive. Le valutazioni devono quindi confrontarsi con un mercato obbligazionario che in pochi mesi ha visto salire in modo evidente i rendimenti. In Europa le attese sulla politica monetaria vedono un consenso più unanime per aumenti dei tassi di riferimento di 25 bps sia nella riunione BCE di giugno che di luglio, accompagnati da messaggi restrittivi sul credito e di pressione sull’inflazione.
Megacap di trascinamento
Si torna quindi ad insistere su una più prudente diversificazione; il picco dei tassi statunitensi in avvicinamento suggerisce la possibilità di un calo della forza del dollaro e uno spostamento favorevole per Mercati Emergenti e Giappone, una dinamica che dovrebbe rimodulare i valori delle materie prime. Le valutazioni trovano anche un ciclico ipervenduto dei titoli a piccola e media capitalizzazione che scontano maggiormente le prospettive recessive in combinazione all'aggiunta di governativi con buoni rendimenti. Sul fronte tecnologico il premio per rischio azionario delle megacap è pari o inferiore a zero, indicando una forzature rischio/ritorno atteso. Considerato che non solo i primi 10 nomi per capitalizzazione dell’S&P500 rappresentano circa il 36% del valore dell'indice, da inizio anno ad oggi solo il 28% delle azioni ha sovraperformato l'indice, il dato peggiore per la gestione attiva dal 2002: negli ultimi 25 anni il 48% delle azioni ha sovraperformato in media l'indice in qualsiasi anno. Gli analisti sottolineano una divergenza storica tra l'indice ponderato per capitalizzazione di mercato e l'indice ugualmente ponderato, un differenziale di ritorno superiore a 1.000 punti base per l'anno in corso. E’ infatti interessante notare che il rapporto P/E fwd12m dell’S&P500 risulta di 18,3x mentre S&P400 è di 13,5x, indicatori comunque ben sopra il 12,4x dell’indice europeo Stoxx 600.
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