23 aprile 2022
Inserito da: Redazione R&CA
Weekly Focus
Gli effetti dell'inflazione sono al centro delle attese sulla politica monetaria delle banche centrali, tema che sta preoccupando gli operatori finanziari. In realtà gli analisti prevedono che il recente aumento dei prezzi del petrolio tenderà ad una moderazione intorno agli attuali valori del Brent di 115 USD al barile. Quindi, salvo un'altra impennata dei prezzi dell'energia, i confronti con lo scorso anno dovrebbero portare a letture di inflazione più basse nei prossimi mesi; si deve infatti sottolineare che i dati più recenti si confrontano con un'economia in fase di normalizzazione rispetto a quella condizionata dalla pandemia. In estate, in effetti ci si attende un confronto più correlato con un'economia relativamente normale del 2021 e differenze meno preoccupanti. Riguardo alla crescita dei salari negli Stati Uniti il dato interessante è che sono stati accompagnati da una maggiore produttività, attenuando l'effetto inflazionistico di una retribuzione più elevata. Il tracker salariale di marzo della Fed di Atlanta è del 6% superiore alla media mobile di 3 mesi, il tasso più alto nella storia della sua serie; ma gli aumenti salariali sono causa di inflazione solo se non sono accompagnati da una maggiore produttività, cosa che non sta avvenendo. In sintesi l'aumento annuo dello 0,9% del costo unitario del lavoro negli Stati Uniti per il quarto trimestre risulta in linea con gli ultimi due decenni.
Aumento dei rendimenti decennali
Come già ribadito la possibilità che la recente inflazione rimanga sostenuta mostra un grave rischio per gli investitori, con il potenziale di costringere la Federal Reserve ad accelerare ulteriormente i suoi piani di inasprimento a salvaguardia del potere di acquisto dei consumatori. I mercati obbligazioni si sono espressi in modo deciso con una perdita di valore pesante: il Treasury decennale statunitense ad inizio anno presentava un rendimento dell’1,62% contro l’attuale 2,91%, mentre il Bund tedesco decennale è passato nello stesso periodo da -0,12% all’attuale +0,97%. Nonostante la restrizione monetaria prospettica, gli analisti segnalano stime incoraggianti per una moderazione dell'inflazione; ciò dovrebbe consentire alle banche centrali di rivedere il ritmo della stretta monetaria anche in funzione di dati economici in calo riducendo le minacce di un ‘atterraggio duro’. Infine, mentre il potere di spesa dei consumatori viene eroso, gli analisti ritengono che i recenti dati sull'inflazione ne abbiano sopravvalutato le conseguenze negative, ad esempio non riflettendo la riduzione dei costi da interessi per effetto dei rifinanziamenti a tassi più bassi e a lungo termine sottoscritti negli ultimi anni. Queste indicazioni ci portano a ritenere che lo scenario di base non contempli una recessione ravvicinata e che ci siano i tempi perché le banche centrali possano meglio gestirne la situazione di rischio.
Focus della settimana
Principali dati attesi in settimana. Negli Usa: Chicago Fed National Activity Index (Mar), Durable Goods Orders (Mar), House Price Index (Feb), CB Consumer Confidence (Apr), Retail Inventories Ex Autos Adv (Mar), Pending Home Sales (Mar), GDP Growth Rate QoQ Adv (Q1), PCE Price Index (Mar), Michigan Consumer Sentiment Final (Apr); in Area Euro: Ifo Business Climate (Apr), German GfK Consumer Confidence (May), Consumer Confidence Final (Apr), Inflation Rate Flash (Apr); in Giappone: Leading Economic Index Final (Feb), Unemployment Rate (Mar), Industrial Production Prel (Mar), Retail Sales (Mar), BoJ Interest Rate Decision, BoJ Quarterly Outlook Report; in Cina: Industrial Profits YTD (Mar), NBS Manufacturing PMI (Apr).