11 novembre 2023
Inserito da: Redazione R&CA
Weekly Focus

I prezzi al consumo cinesi sono scesi in ottobre, così come i principali indicatori della domanda interna stavano evidenziando: una debolezza che ci riporta al tema deflazione mettendo in dubbio le possibilità di una ripresa economica. L'indice dei prezzi al consumo (CPI) è sceso dello 0,2% in ottobre rispetto all'anno precedente e dello 0,1% da settembre, come hanno mostrato i numeri aggiornati dall'Ufficio Nazionale di Statistica (NBS). Dati che arrivano appena pochi giorni dopo l’upgrade del Fondo Monetario Internazionale che vede quest’anno l’economia cinese in crescita del GDP a +5,4%, rispetto alla sua precedente previsione di +5%, sebbene preveda un successivo rallentamento nell’anno prossimo al +4,6%, migliore comunque del +4,2% del World Economic Outlook (WEO) pubblicato in ottobre. I pessimisti si sono affrettati a utilizzare i dati sull’inflazione cinese come prova che la ripresa della crescita rimane tiepida. Il fattore principale sembra essere il cibo: i prezzi del bestiame e rispettiva carne sono diminuiti 17,9% rispetto ad un anno fa, mentre i prezzi di quella suina sono scesi di circa il 30% nello stesso periodo.
Oltre la deflazione
In verità gli analisti trovano nei dati economici cinesi un quadro incoraggiante; l’attenzione forzata sull’inflazione rischia di trascurare segnali più significativi di stabilizzazione. I prezzi ‘non alimentari’ sono aumentati dello 0,7% anno su anno nel mese di ottobre in un’industria soggetta a boom e crolli della produzione. I dati commerciali all’inizio della settimana hanno visto esportazioni deludenti verso i mercati sviluppati, ma anche una crescita delle importazioni, il primo mese da otto, il che suggerisce una domanda interna in ripresa. Inoltre la Cina sta utilizzando strumenti fiscali, il più recente l’annuncio del governo centrale di un trilione di CNY per spese infrastrutturali, per stabilizzare la crescita di quest’anno. Intanto proseguono le misure di allentamento monetario, come tagli ai coefficienti di riserva obbligatoria e ai principali tassi di interesse, temi atti a rafforzare la spesa dei consumatori oltre alla fiducia.
Mercati finanziari
Le valutazioni delle azioni cinesi e dei mercati emergenti hanno di fatto scontato l’incertezza. Il picco dei tassi di interesse statunitensi aprirebbe un nuovo ciclo, soprattutto per l’Asia emergente, e spazi per un allentamento della politica fiscale a favore delle azioni di Mercati Emergenti e quindi cinesi. Nelle prime indicazioni per il prossimo anno sono in aumento gli strategist che vedono previsioni sugli utili per azione bottom-up più brillanti per l’Asia ex Japan (+18%), Mercati Emergenti (+16% in USD) e Cina (+ 9% al pari degli Usa). L’indice MSCI China valorizza un P/E fwd12m inferiore a 10 volte gli utili futuri (9,3x), oltre il 15% a sconto alla sua media decennale. Sia nel Mercato Emergente che in particolare in Cina, le previsioni per il prossimo anno trovano le azioni in un’area di preferenza relativa nell’ambito della strategia globale. Per gli investitori che guardano oltre la Cina, rimangono in vista una selezione di azioni in India, con preferenza sui beneficiari della robusta crescita della domanda interna e per il ruolo crescente nelle catene di fornitura globali; la crescita prevista degli utili risulterebbe a due cifre, dato sottovalutato nelle valutazioni attuali.
Principali dati attesi in settimana. Negli Usa: Core Inflation Rate (Oct), PPI (Oct), Retail Sales (Oct), Philadelphia Fed Manufacturing Index (Nov), Industrial Production (Oct), NAHB Housing Market Index (Nov), Building Permits Prel (Oct), Housing Starts (Oct); in Area Euro: GDP Growth Rate Q3 2nd Est, ZEW Economic Sentiment Index (Nov), ECB Non-Monetary Policy Meeting, Inflation Rate Final (Oct); in Giappone: PPI (Oct), GDP Growth Annualized Prel (Q3); in Cina: Fixed Asset Investment YTD (Oct), Industrial Production (Oct), Retail Sales (Oct), Unemployment rate (Oct), House Price Index (Oct).