29 aprile 2022
Inserito da: Redazione R&CA
I dati sull’inflazione non migliorano indicando un problema prolungato per le autorità monetarie che nello scorso anno avevano tergiversato in attesa di prezzi più stabili. In realtà la situazione geopolitica peggiorata mostra valori di aumento dei prezzi al consumo che in alcuni casi sono saliti a doppia cifra se non tripla, come nel caso dell’energia elettrica, ma anche di molti altro beni. In effetti le probabilità che i prezzi componenti gli indici di inflazione al consumo possano ancora rincarare seguono il perdurare dei costi sull’acquisto di materie prime e produzione con i primi aumenti salariali. Rispettivamente a marzo, su base annua, negli Stati Uniti PPI (prezzi alla produzione) e CPI (prezzi al consumo) hanno segnato + 11,2% e + 8,5% (dato più alto dal 1981); nell’area Euro PPI + 31,4%, spinti dai costi per l’energia a + 87,2%, e CPI + 7,4%. I mercati finanziari si sono quindi irrigiditi davanti a questo contesto che vede le banche centrali, concentrate sul target inflattivo, pronte ad una stretta monetaria, imprevista fino a qualche trimestre fa. In questo scenario gli operatori sono preoccupati per un’azione monetaria, inusuale per velocità ed intensità, che potrebbe destabilizzare l’equilibrio finanziario promosso della straordinaria liquidità immessa durante il periodo pandemico e che ora le banche centrali vedono quale causa del ciclo inflattivo e motivo per essere ritirata ...