28 settembre 2023
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La prospettiva di politica fiscale e monetaria più espansiva, in attesa di un vero turn around della crescita, cerca segnali anticipatori negli indici di fiducia e di rilancio del momentum sui dati macro. I recenti report sui prezzi di agosto trovano il tasso di inflazione allo 0,1% a/a al limite della deflazione e i PPI prezzi alla produzione in contrazione a -3% a/a. La produzione industriale si è mossa meglio a +4,5%, dal 3,9% precedente, così come le vendite al retail a +4,6% dal +3% e attese per + 2,6%. Nelle intenzioni del governo cinese rimane l’obiettivo di raddoppiare il GDP entro il 2035 (dal livello 2020), il che implica un aumento annuo ad un tasso composto del 4,6% (CAGR) dal 2023 al 2035. Gli economisti dopo una lunga serie di downgrade ritengono che l’economia, abbandonato il trend di contrazione, stia mostrando timidi segnali di ripresa. Fondamentale la politica incrementale di supporto a guida della ripresa nell’ultimo trimestre d’anno che porterebbe la crescita del GDP per l’intero anno a +4,8% rispetto al 4% previsto a metà anno ...

30 marzo 2023
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Gli obiettivi di crescita della Cina, tradizionalmente annunciati dopo le riunioni annuali del Congresso Nazionale del Popolo (NPC), sono stati anticipati dal primo ministro uscente Li Keqiang con l’annuncio di una crescita obiettivo di circa il 5% per il 2023, in linea con le aspettative, sebbene leggermente sotto le stime di consenso superiori al 5%. In questo contesto sembra orientarsi il nuovo governo che dopo la situazione confusa del Covid vuole volontariamente essere più cauto. Secondo gli economisti si sta creando un nuovo modo di gestire la comunicazione internazionale in un contesto esterno alla Cina ancora incerto, mentre si sta lavorando per la ripartenza dopo la politica zero-Covid e nel mettere in sicurezza il settore immobiliare. La crescita della domanda estera risulta al momento segnata dall’inasprimento monetario delle economie sviluppate, mentre dal punto di vista geopolitico le tensioni risentono del ‘problema tecnologico’ tra Stati Uniti e Taiwan, ma anche della posizione della Cina rispetto alla Russia. Il governo cinese non vuole rischiare di mancare nuovamente il suo target di crescita come successo per il 2022 con l'obiettivo al 5,5% e il dato realizzato di un modesto +3%. Proprio sotto questo aspetto è sembrata orientata la visita del Presidente Xi Jinping a Mosca e la conclusione di un’innumerevole quantità di accordi commerciali sull’energia russa che verrà dirottata in Cina a seguito del blocco imposto dalle sanzioni europee ...

1 settembre 2022
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Nei mercati azionari, visti nel medio termine, si rilevano alcune importanti divergenze che stanno condizionando le performance dei portafogli di investimento a chiusura del terzo trimestre. Analizziamo i dati a cinque anni: nonostante l’importante ritracciamento di meno 17,55% da inizio anno, l’indice S&P500, agli attuali 3955 punti, mantiene una performance positiva del +59,7%, in contrapposizione sia allo Shanghai Composite che a 3185 punti odierni presenta una discesa a cinque anni di – 5,36%; meno performante del mercato americano ma positivo, di +8,71% lo STOXX Europe 600; bene lo STOXX 50 Europe a +30,85%, indice che comprende le 50 blue chips europee. Dobbiamo anche sottolineare che il rafforzamento del dollaro Usa rispetto all’Euro è stato da inizio anno del 13,2% e del 19,3% a cinque anni, un incremento che rapportato al 2022 vede smorzare per l’investitore dell’area Euro la discesa degli indici statunitensi: l’indice MSCI North America ha una performance in Euro da inizio anno positiva di +0,8%. Forse il tema della mancata progressione del mercato azionario cinese rimane uno dei punti di attenzione per l’asset allocation prossimo futuro. Le attese per un forte ridimensionamento dei tassi di crescita economica in Cina è ormai una realtà acquisita. Dimenticati gli anni di inizio millennio con tassi a doppia cifra (tra +10% e +15% nel periodo 2003-2007), le stime previste dal governo cinese per il 2022, +5,5%, sembrano invece troppo ambiziose, mentre lo spettro della crisi immobiliare continua a rimanere uno dei punti più deboli del sistema economico e finanziario cinese ...

22 giugno 2022
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Nel lungo periodo la Cina rimane concentrata a risolvere la ‘trinità impossibile’ della macroeconomia internazionale, un trilemma, ovvero l'idea di rendere possibile per il paese avere tre variabili coordinate e operanti contemporaneamente: valuta stabile, libera circolazione in totale assenza di controllo sui capitali e politica monetaria indipendente. Nelle politiche del 2022 le autorità cinesi definiscono la ‘trinità impossibile’ in modo contingente: politica ‘tolleranza zero Covid’, politica monetaria sincronizzata e obiettivo di crescita del 5,5%, tre variabili di breve termine. Questo significa che la Cina non possa raggiungere contemporaneamente lo "zero Covid", una politica monetaria sincronizzata con la FED statunitense per mantenere la stabilità finanziaria e l'obiettivo di crescita del 5,5%, ma dare priorità almeno a due di essi scarificandone il terzo. Dato che allo stato attuale le autorità sono ancora impegnate a mantenere la politica ‘zero Covid’, ci sono solo due possibili mix di politiche per il futuro: se la Cina vuole ‘Zero Covid’ e un obiettivo di crescita del 5,5% come annunciato, deve condurre misure di allentamento monetario molto aggressive, esattamente all’opposto della FED statunitense, con il rischio di uscita di capitali e deprezzamento del RMB; oppure nel caso di ‘Zero Covid’ e politica monetaria sincronizzata con la FED statunitense per agire sulla stabilità finanziaria, si dovrà accettare un tasso di crescita più basso del 5,5%. Secondo le recenti mosse politiche le autorità stanno cercando di sperimentare un modello che potrebbe risultare complicato con il rischio di colpire solo parzialmente ognuna delle variabili obiettivo ...

5 maggio 2022
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Dopo un periodo di stabilità, recentemente il tasso di cambio tra la valuta cinese e il dollaro americano ha visto un marcato deprezzamento del RMB di oltre il 4% passando in sole tre settimane da 6,35 a 6,61, una variazione che ha messo pressione al mercato finanziario cinese e attirato l’attenzione nel mercato globale. In realtà il recente deprezzamento del RMB era già presente nelle aspettative di inizio anno a causa di alcune motivazioni che si sono in effetti manifestate. Una prima ragione sul deprezzamento ha riguardato il restringimento dello spread tra il rendimento dei Teasury Usa e delle emissioni governative cinesi, quale conseguenza di una politica monetaria che ha visto la banca centrale cinese PBoC tagliare due volte il suo tasso di riferimento (LPR - Loan Prime Rate) e promuovere la riduzione delle riserve obbligatorie (RRR) delle banche commerciali per allentare il credito, mostrando un ciclo di politica monetaria espansiva in opposizione alla restrizione della banca centrale statunitense che ha aumento i tassi di interesse dei FED Funds. In questo scenario infatti la PBoC ha voluto parare il declino evidente della crescita economica cinese, a fronte della ripresa degli USA, soprattutto nel cambiamento delle previsioni di crescita a breve termine dovuto alle ondate di pandemia e al lockdown di Shanghai ...

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